Pub Date : 2021-01-01DOI: 10.1016/S1283-0801(20)44532-7
J. Touma (Praticien hospitalier) , C. Bosse (Interne des Hôpitaux) , J. Marzelle (Praticien hospitalier) , P. Desgranges (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , F. Cochennec (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
Pub Date : 2020-11-01DOI: 10.1016/S1283-0801(20)44287-6
A. Hauguel , R. Coscas
La valutazione di operabilità consiste nella valutazione del trittico Paziente-Atto-Struttura. Stabilisce, in primo luogo, l’eleggibilità del paziente e, poi, la scelta della tecnica chirurgica più appropriata. Soggetti a numerose comorbilità e/o a un alto rischio cardiovascolare, i pazienti di chirurgia vascolare spesso rientrano nella categoria dei pazienti ad “alto rischio operatorio”. La valutazione di operabilità definisce, quindi, le condizioni ottimali per l’esecuzione della procedura e stabilisce le misure correttive da attuare preoperatoriamente. A volte, porta a rivedere la tecnica scelta, generalmente a favore di una tecnica endovascolare. La conoscenza delle raccomandazioni relative alla valutazione di operabilità consente al chirurgo vascolare di discutere con le altre specialità coinvolte, in particolare sulla cronologia del trattamento (principalmente cardiologico e vascolare) e sui trattamenti che possono causare il rinvio dell’intervento. Questo capitolo riassume gli elementi principali della valutazione di operabilità dei pazienti in chirurgia arteriosa che ogni chirurgo vascolare deve conoscere.
{"title":"Valutazione di operabilità del paziente in chirurgia vascolare","authors":"A. Hauguel , R. Coscas","doi":"10.1016/S1283-0801(20)44287-6","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(20)44287-6","url":null,"abstract":"<div><p>La valutazione di operabilità consiste nella valutazione del trittico Paziente-Atto-Struttura. Stabilisce, in primo luogo, l’eleggibilità del paziente e, poi, la scelta della tecnica chirurgica più appropriata. Soggetti a numerose comorbilità e/o a un alto rischio cardiovascolare, i pazienti di chirurgia vascolare spesso rientrano nella categoria dei pazienti ad “alto rischio operatorio”. La valutazione di operabilità definisce, quindi, le condizioni ottimali per l’esecuzione della procedura e stabilisce le misure correttive da attuare preoperatoriamente. A volte, porta a rivedere la tecnica scelta, generalmente a favore di una tecnica endovascolare. La conoscenza delle raccomandazioni relative alla valutazione di operabilità consente al chirurgo vascolare di discutere con le altre specialità coinvolte, in particolare sulla cronologia del trattamento (principalmente cardiologico e vascolare) e sui trattamenti che possono causare il rinvio dell’intervento. Questo capitolo riassume gli elementi principali della valutazione di operabilità dei pazienti in chirurgia arteriosa che ogni chirurgo vascolare deve conoscere.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"25 4","pages":"Pages 1-21"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72046785","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-11-01DOI: 10.1016/s1283-0801(20)44287-6
A. Hauguel, R. Coscas
{"title":"Valutazione di operabilità del paziente in chirurgia vascolare","authors":"A. Hauguel, R. Coscas","doi":"10.1016/s1283-0801(20)44287-6","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/s1283-0801(20)44287-6","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"61 1","pages":"1-21"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"76953406","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-11-01DOI: 10.1016/S1283-0801(20)44286-4
N. Sadaghianloo MD, PhD , S. Declemy
Gli accessi vascolari sono essenziali per la sostituzione renale mediante emodialisi. Ma i pazienti, i nefrologi e i chirurghi degli accessi vascolari si trovano spesso di fronte a delle disfunzioni. La conoscenza dei principi, delle disposizioni esistenti e delle possibili evoluzioni degli accessi vascolari nonché una formazione tecnica dedicata sono importanti garanzie di successo. In termini strategici, deve essere realizzata una valutazione clinica completa, che consideri le complicanze eventuali e le possibilità di applicazione, prima di proporre al paziente le scelte fattibili nel suo caso. Dopo questa valutazione, la fistola arterovenosa (FAV) nativa più distale possibile rimane l’accesso vascolare di prima scelta. Le altre possibilità devono essere studiate cercando di risparmiare il massimo capitale venoso, di valutare e limitare i rischi di ischemia e di prevenire i rischi di stenosi, trombosi e infezione legati alle protesi e ai cateteri a lungo termine. Resta da definire il ruolo dei dispositivi per la creazione di fistole percutanee, finché non siano stati valutati i loro vantaggi e il loro destino a medio e a lungo termine rispetto alla chirurgia.
{"title":"Creazione di accessi vascolari per emodialisi: strategie e tecniche operatorie","authors":"N. Sadaghianloo MD, PhD , S. Declemy","doi":"10.1016/S1283-0801(20)44286-4","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(20)44286-4","url":null,"abstract":"<div><p>Gli accessi vascolari sono essenziali per la sostituzione renale mediante emodialisi. Ma i pazienti, i nefrologi e i chirurghi degli accessi vascolari si trovano spesso di fronte a delle disfunzioni. La conoscenza dei principi, delle disposizioni esistenti e delle possibili evoluzioni degli accessi vascolari nonché una formazione tecnica dedicata sono importanti garanzie di successo. In termini strategici, deve essere realizzata una valutazione clinica completa, che consideri le complicanze eventuali e le possibilità di applicazione, prima di proporre al paziente le scelte fattibili nel suo caso. Dopo questa valutazione, la fistola arterovenosa (FAV) nativa più distale possibile rimane l’accesso vascolare di prima scelta. Le altre possibilità devono essere studiate cercando di risparmiare il massimo capitale venoso, di valutare e limitare i rischi di ischemia e di prevenire i rischi di stenosi, trombosi e infezione legati alle protesi e ai cateteri a lungo termine. Resta da definire il ruolo dei dispositivi per la creazione di fistole percutanee, finché non siano stati valutati i loro vantaggi e il loro destino a medio e a lungo termine rispetto alla chirurgia.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"25 4","pages":"Pages 1-15"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72046784","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-11-01DOI: 10.1016/s1283-0801(20)44286-4
N. Sadaghianloo, S. Declemy
{"title":"Creazione di accessi vascolari per emodialisi: strategie e tecniche operatorie","authors":"N. Sadaghianloo, S. Declemy","doi":"10.1016/s1283-0801(20)44286-4","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/s1283-0801(20)44286-4","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"7 1","pages":"1-15"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"88529111","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-08-01DOI: 10.1016/S1283-0801(20)44139-1
A. Schwein , A. Lejay , M. Ohana , M. Sagnard , F. Thaveau , N. Chakfé , P. Wolf , Y. Georg
Il trapianto renale è il miglior metodo per ripristinare la funzionalità renale e presenta attualmente dei tassi di sopravvivenza dell’organo trapiantato del 92,2% e del 76,8% a, rispettivamente, uno e cinque anni. Le complicanze vascolari secondarie all’intervento chirurgico spiegano una parte della perdita dei trapianti renali e possono verificarsi in tutte le fasi, dal prelievo renale a diversi anni dopo il trapianto. L’imaging e, in particolare, l’ecografia Doppler svolgono un ruolo importante nella loro prevenzione, nella loro diagnosi e nel loro follow-up. La maggior parte delle complicanze vascolari che si verificano durante il primo mese è dovuta a un difetto tecnico durante il confezionamento delle anastomosi vascolari o a un problema di posizionamento dell’organo trapiantato. Una tecnica chirurgica rigorosa e un apprezzamento della ricolorazione dell’organo in tutte le fasi dell’intervento sono essenziali. Le complicanze più gravi sono le rotture arteriose spesso di origine settica, che possono essere pericolose per la vita. La stenosi dell’arteria del rene trapiantato è la più frequente complicanza postoperatoria tardiva, il cui trattamento si basa attualmente sui metodi endovascolari. La conoscenza, la prevenzione e le modalità di gestione di queste complicanze vascolari devono far parte del dominio di competenza di un chirurgo vascolare.
{"title":"Complicanze vascolari del trapianto renale","authors":"A. Schwein , A. Lejay , M. Ohana , M. Sagnard , F. Thaveau , N. Chakfé , P. Wolf , Y. Georg","doi":"10.1016/S1283-0801(20)44139-1","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(20)44139-1","url":null,"abstract":"<div><p>Il trapianto renale è il miglior metodo per ripristinare la funzionalità renale e presenta attualmente dei tassi di sopravvivenza dell’organo trapiantato del 92,2% e del 76,8% a, rispettivamente, uno e cinque anni. Le complicanze vascolari secondarie all’intervento chirurgico spiegano una parte della perdita dei trapianti renali e possono verificarsi in tutte le fasi, dal prelievo renale a diversi anni dopo il trapianto. L’imaging e, in particolare, l’ecografia Doppler svolgono un ruolo importante nella loro prevenzione, nella loro diagnosi e nel loro follow-up. La maggior parte delle complicanze vascolari che si verificano durante il primo mese è dovuta a un difetto tecnico durante il confezionamento delle anastomosi vascolari o a un problema di posizionamento dell’organo trapiantato. Una tecnica chirurgica rigorosa e un apprezzamento della ricolorazione dell’organo in tutte le fasi dell’intervento sono essenziali. Le complicanze più gravi sono le rotture arteriose spesso di origine settica, che possono essere pericolose per la vita. La stenosi dell’arteria del rene trapiantato è la più frequente complicanza postoperatoria tardiva, il cui trattamento si basa attualmente sui metodi endovascolari. La conoscenza, la prevenzione e le modalità di gestione di queste complicanze vascolari devono far parte del dominio di competenza di un chirurgo vascolare.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"25 3","pages":"Pages 1-24"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1283-0801(20)44139-1","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72089743","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-08-01DOI: 10.1016/s1283-0801(20)44139-1
Adeline Schwein, A. Lejay, Mickaël Ohana, M. Sagnard, F. Thaveau, N. Chakfe, P. Wolf, Y. Georg
{"title":"Complicanze vascolari del trapianto renale","authors":"Adeline Schwein, A. Lejay, Mickaël Ohana, M. Sagnard, F. Thaveau, N. Chakfe, P. Wolf, Y. Georg","doi":"10.1016/s1283-0801(20)44139-1","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/s1283-0801(20)44139-1","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"19 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"87546035","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-08-01DOI: 10.1016/S1283-0801(20)44138-X
Y. Alimi
Nonostante una politica sistematizzata di prevenzione primaria e secondaria della malattia venosa tromboembolica, basata sull’efficacia dei trattamenti anticoagulanti, l’incidenza annuale dell’embolia polmonare è stimata tra 75 e 269 casi all’anno per 100 000 abitanti, e questo tasso sale a oltre 700 per 100 000 abitanti dopo i 70 anni. L’interruzione della vena cava inferiore è un’importante tecnica di prevenzione, che deve essere offerta ai pazienti con controindicazione o fallimento della terapia anticoagulante, ma comporta un rischio significativo di trombosi venosa profonda secondaria. Di conseguenza, progressi significativi realizzati nella tecnologia dei filtri cavali (FC) permanenti, ma anche opzionali o convertibili, e nelle loro tecniche di impianto sotto eco-Doppler o ecografia endovascolare, a volte realizzata in rianimazione, hanno generato un ampio corpus di letteratura anglosassone, con, tuttavia, pochi studi randomizzati. Questo articolo descrive le tecniche per l’installazione dei FC permanenti e opzionali, le loro rispettive indicazioni, in particolare le indicazioni relative (pazienti oncologici, politraumatizzati, chirurgia bariatrica, donne in gravidanza) e i loro risultati.
{"title":"Interruzione della vena cava inferiore","authors":"Y. Alimi","doi":"10.1016/S1283-0801(20)44138-X","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(20)44138-X","url":null,"abstract":"<div><p>Nonostante una politica sistematizzata di prevenzione primaria e secondaria della malattia venosa tromboembolica, basata sull’efficacia dei trattamenti anticoagulanti, l’incidenza annuale dell’embolia polmonare è stimata tra 75 e 269 casi all’anno per 100 000 abitanti, e questo tasso sale a oltre 700 per 100 000 abitanti dopo i 70 anni. L’interruzione della vena cava inferiore è un’importante tecnica di prevenzione, che deve essere offerta ai pazienti con controindicazione o fallimento della terapia anticoagulante, ma comporta un rischio significativo di trombosi venosa profonda secondaria. Di conseguenza, progressi significativi realizzati nella tecnologia dei filtri cavali (FC) permanenti, ma anche opzionali o convertibili, e nelle loro tecniche di impianto sotto eco-Doppler o ecografia endovascolare, a volte realizzata in rianimazione, hanno generato un ampio corpus di letteratura anglosassone, con, tuttavia, pochi studi randomizzati. Questo articolo descrive le tecniche per l’installazione dei FC permanenti e opzionali, le loro rispettive indicazioni, in particolare le indicazioni relative (pazienti oncologici, politraumatizzati, chirurgia bariatrica, donne in gravidanza) e i loro risultati.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"25 3","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1283-0801(20)44138-X","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72056209","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2020-06-01DOI: 10.1016/S1283-0801(20)43772-0
F. Cochennec (Professeur des Universités, praticien hospitalier), J. Touma (Chef de clinique-assistant), J. Sénémaud (Chef de clinique-assistant), P. Desgranges (Professeur des Universités, praticien hospitalier, chef de service)
In presenza di un aneurisma aortoiliaco che si estende ad almeno una biforcazione iliaca, si devono discutere diverse tecniche, se si sceglie un trattamento endovascolare. Se il coinvolgimento aneurismatico è unilaterale, viene più frequentemente proposta un’embolizzazione ipogastrica associata al dispiegamento di uno stipite iliaco nell’iliaca esterna. L’embolizzazione ipogastrica prossimale aiuta a limitare i rischi di complicanze ischemiche pelviche, in particolare la claudicatio glutea. In caso di coinvolgimento bilaterale o di lesione occlusiva dell’arteria ipogastrica controlaterale, si raccomanda la conservazione di almeno una delle arterie ipogastriche. Attualmente, gli stent ramificati sono la tecnica endovascolare di scelta per preservare l’ipogastrica. In caso di controindicazione anatomica in pazienti fragili esclusi per una chirurgia aortoiliaca aperta tradizionale, sono state proposte altre tecniche ibride o puramente endovascolari conservative : chirurgia ibrida con bypass ipogastrici, tecnica sandwich e conservazione di un flusso retrogrado mediante un bypass crociato e uno stent coperto posizionato a cavallo dell’iliaca esterna e nell’ipogastrica, tecnica detta bell bottom. Le rivascolarizzazioni ipogastriche bilaterali sono preferibili in caso di intervento chirurgico toracico o toracoaddominale pianificato o già eseguito, con l’obiettivo di ridurre il rischio di ischemia spinale. Considerando che l’incidenza della claudicatio glutea dopo embolizzazione ipogastrica è stata giudicata sottovalutata da alcuni, la conservazione bilaterale delle ipogastriche può essere considerata anche nei pazienti attivi.
{"title":"Trattamento endovascolare degli aneurismi estesi alla biforcazione iliaca","authors":"F. Cochennec (Professeur des Universités, praticien hospitalier), J. Touma (Chef de clinique-assistant), J. Sénémaud (Chef de clinique-assistant), P. Desgranges (Professeur des Universités, praticien hospitalier, chef de service)","doi":"10.1016/S1283-0801(20)43772-0","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1283-0801(20)43772-0","url":null,"abstract":"<div><p>In presenza di un aneurisma aortoiliaco che si estende ad almeno una biforcazione iliaca, si devono discutere diverse tecniche, se si sceglie un trattamento endovascolare. Se il coinvolgimento aneurismatico è unilaterale, viene più frequentemente proposta un’embolizzazione ipogastrica associata al dispiegamento di uno stipite iliaco nell’iliaca esterna. L’embolizzazione ipogastrica prossimale aiuta a limitare i rischi di complicanze ischemiche pelviche, in particolare la claudicatio glutea. In caso di coinvolgimento bilaterale o di lesione occlusiva dell’arteria ipogastrica controlaterale, si raccomanda la conservazione di almeno una delle arterie ipogastriche. Attualmente, gli stent ramificati sono la tecnica endovascolare di scelta per preservare l’ipogastrica. In caso di controindicazione anatomica in pazienti fragili esclusi per una chirurgia aortoiliaca aperta tradizionale, sono state proposte altre tecniche ibride o puramente endovascolari conservative : chirurgia ibrida con bypass ipogastrici, tecnica sandwich e conservazione di un flusso retrogrado mediante un bypass crociato e uno stent coperto posizionato a cavallo dell’iliaca esterna e nell’ipogastrica, tecnica detta <em>bell bottom</em>. Le rivascolarizzazioni ipogastriche bilaterali sono preferibili in caso di intervento chirurgico toracico o toracoaddominale pianificato o già eseguito, con l’obiettivo di ridurre il rischio di ischemia spinale. Considerando che l’incidenza della claudicatio glutea dopo embolizzazione ipogastrica è stata giudicata sottovalutata da alcuni, la conservazione bilaterale delle ipogastriche può essere considerata anche nei pazienti attivi.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"25 2","pages":"Pages 1-16"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72065681","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}